BOVA: CUORE DELLA CALABRIA GRECA E GEMMA D'ITALIA
Bova, situata nel cuore della Calabria Greca, è annoverata tra le località più suggestive d'Italia e vanta radici profondamente antiche. Si racconta che le sue origini siano intrecciate con una mitica monarca greca, Oichista, la quale avrebbe lasciato il segno del suo passaggio sul picco più elevato della collina che domina il paese.
La storia millenaria di Bova (spesso riferita come Vua) è evidenziata dai molteplici reperti archeologici scoperti vicino al Castello di epoca Normanna. Questi reperti risalgono al periodo Neolitico. Tuttavia, le prime tracce documentate dell'esistenza di Bova emergono tra il 1040 e il 1064, quando i Normanni estesero la loro influenza su Arabi e Bizantini, controllando sia la Sicilia che la Calabria.
Denominazione
In lingua greca, Bova è conosciuta come Boos e nel dialetto locale come Vua. Alcune teorie suggeriscono che il nome possa derivare dal termine greco "boua", che indica un "gregge", mentre altre ipotesi lo collegano al concetto di "fossa per cereali".
Suddivisioni e Zone
Tra le frazioni e località più note si annoverano Brigha, Polemo, Caloghiero, Cavalli e Vunemo.
IL RACCONTO STORICO DI BOVA
Bova rappresenta un fulcro dell'ellenismo calabrese, tanto che l'Area Grecanica è spesso denominata Bovesìa.
Occupata senza interruzioni fin dal Neolitico, la fortezza di Bova potrebbe essere stata un baluardo magno-greco situato al confine tra le città-stato di Reggio e Locri. La sua posizione geografica privilegiata suggerisce che fosse un rifugio per gli abitanti costieri, specialmente dopo le invasioni barbariche, presumibilmente longobarde, che nel VI secolo d.C. distrussero la stazione romana di Scyle, localizzata nella zona di San Pasquale nel territorio di Bova Marina. Come molti altri centri storici della Calabria Meridionale, la fortezza di Bova venne rafforzata durante le incursioni saracene, diventando probabilmente una sede vescovile già nel X secolo. Quando i Normanni presero il controllo, Bova fu assegnata a Guglielmo, in un periodo in cui Luca (1095-1140), che in seguito fu canonizzato, mediava tra la chiesa occidentale e i devoti greci della regione. Nel 1162, la diocesi passò sotto il controllo dell'arcivescovo di Reggio, rimanendovi fino al 1806. La tradizione liturgica greco-bizantina fu mantenuta fino al 1572, quando fu abolita in seguito alle direttive del Concilio di Trento, per decisione del vescovo armeno Giulio Stavriano. Bova divenne così una delle ultime diocesi in Italia a subire la latinizzazione da parte della chiesa cattolica, consolidando la sua influenza nel XVII secolo, periodo in cui la maggior parte dell'architettura della città fu edificata. Bova conserva il suo impianto urbano medievale, arricchito da edifici barocchi e maestosi palazzi del XVIII secolo. Tra gli edifici di rilievo, spiccano le facciate delle chiese di San Leo (1606), San Rocco (1622) e dello Spirito Santo (1631). Altri elementi architettonici degni di nota includono il portale laterale della concattedrale dell'Isodia e le facciate delle chiese del Carmine e dell'Immacolata. Molti edifici religiosi ospitano sculture rinascimentali, come la Madonna dell'Isodia di Rinaldo Bonanno (1584) e la statua di San Leo (1582), la cui origine rimane un mistero.
PERSONAGGI ILLUSTRI
In età moderna Bova ha dato i natali a Bruno Casile, battezzato da Pier Paolo Pasolini “il poeta contadino” e ad Agostino Siviglia, altro grande poeta grecanico. ESPLORANDO IL CENTRO STORICO DI BOVA
Situata a 820 metri s.l.m., La Chòra rappresenta il cuore storico di Bova.
L'ingresso a Bova è davvero mozzafiato. Nella vasta area antistante la piazza centrale, troneggia una storica locomotiva 740 Ansaldo Breda del 1911, simbolo tangibile dell'emigrazione e icona delle Ferrovie dello Stato. Poco lontano, l'attenzione è catturata dal maestoso Palazzo dei Nesci Sant’Agata, con il suo distintivo arco merlato, eretto nel 1822. Dominando la piazza, si trova il Municipio, edificato all'inizio del XX secolo sulle rovine di Palazzo Marzano. Di questo palazzo rimane solamente la cappella adiacente, ora trasformata in ufficio turistico. Dietro, si erge il santuario dedicato a San Leo, il santo patrono del borgo, un monaco italo-greco del XII secolo. Le sue sacre reliquie sono conservate in un'urna d'argento, commissionata nel 1855 da Antonino Marzano. Questa urna è sormontata da un busto d'argento del santo, opera di un artigiano messinese del 1635. Sull'altare, consacrato nel 1755, troneggia una statua marmorea di San Leo, raffigurato con una scure e una palla di pece, simboli del suo impegno caritatevole. Quest'opera, datata 1582, è spesso attribuita a Rinaldo Bonanno, anche se alcuni credono che possa essere stata influenzata dal padre di Gian Lorenzo Bernini, Pietro. Altre teorie suggeriscono che l'artista potrebbe essere stato Michelangelo Naccherino, un fiorentino attivo nel Regno di Napoli nel tardo Cinquecento. Dietro la chiesa, si trova uno degli ingressi del Parco Nazionale dell’Aspromonte, che offre una panoramica della cultura grecanica. Procedendo lungo un sentiero di mille gradini, si raggiunge la rocca che sovrasta Bova, situata a 950 metri d'altitudine. Questa antica fortezza, di origine bizantina, fu rinnovata durante i periodi Normanno e Angioino. Ai suoi piedi, sorge la Cattedrale dell’Isodia, dedicata alla Madonna presentata al Tempio da Sant’Anna. Nel 1572, il vescovo cipriota Giulio Stavriano abolì il rito bizantino in questa chiesa, segnando la latinizzazione completa della regione. Osservando le scogliere che circondano Bova, si può notare l'ultima delle torri erette durante il periodo degli Angioini (XIII-XIV sec.). Il quartiere chiamato Pirgoli (che in greco significa "torri") era un tempo la giudecca di Bova. La sua porta meridionale fu incorporata nell'arco che collegava le due ali del Palazzo dei Mesiano Mazzacuva, ricostruito dopo il terremoto del 1783. Vale la pena visitare anche la chiesa di San Rocco, costruita all'ingresso originale del paese in seguito a un'epidemia di peste nel 1577. Questa chiesa, completata presumibilmente nel 1622, ospita una statua in legno del XIX secolo raffigurante San Rocco.
Bova vanta anche due musei di rilievo: il Museo della Lingua Grecanica, in onore di Gerhard Rohlfs, il linguista tedesco che ha portato alla luce le radici antiche di questa lingua, e il Museo Civico di Paleontologia e Scienze Naturali dell’Aspromonte, entrambi situati all'entrata del paese. Nel vecchio quartiere Rao, vicino alla piazza principale, si trova il Museo all'aperto della Civiltà Contadina, recentemente inaugurato grazie a Saverio Micheletta, un emigrante di Bova che ha voluto preservare i ricordi della sua giovinezza attraverso reperti della tradizione agropastorale locale. TRADIZIONI E MESTIERI MANUALI A BOVA
Bova rappresenta uno degli esclusivi luoghi dove si conservano ancora tradizioni e pratiche antiche.
L'artigianato locale ha origini profonde, e una delle sue manifestazioni più autentiche è la tessitura tradizionale. Materie prime come lana, lino, cotone e ginestra vengono trasformate dalle abili mani delle tessitrici, utilizzando telai manuali, per creare stoffe che, una volta unite in gruppi di tre, danno vita alle tipiche coperte vutane. I motivi decorativi più frequenti hanno radici nell'era bizantina, tra cui spiccano il “mattunarico”, il “telizio”, la “greca”, il “greco” e le “muddare”.
Un altro aspetto distintivo dell'artigianato di Bova è la maestria nella lavorazione del legno. In passato, gli oggetti di legno, finemente scolpiti e intarsiati, erano il risultato dell'abilità dei pastori locali. Tra questi, si annoverano telai, stampi per dolci noti come "plumia", cucchiai chiamati "mistre" e, in particolare, le "musulupare", stampi utilizzati per formare l'antico formaggio aspromontano denominato “musulupu”.
DELIZIE CULINARIE DI BOVA
La gastronomia di Bova si ispira ai gusti e alle tonalità del Mediterraneo, ma porta con sé l'inconfondibile impronta grecanica. Profondamente radicata nella tradizione agro-pastorale, la cucina locale vanta come pilastri il latte di capra, il pomodoro e l'olio d'oliva. Questi ingredienti sono alla base di piatti deliziosi come i maccarruni con sugo di capra, i cordeddi in salsa, i tagghiarini con ceci, i ricchi di previti al pomodoro e la carne di capra alla maniera di Bova. La zona è anche rinomata per i suoi salumi, come la salsiccia, il capocollo e la soppressata, e per i formaggi, in particolare le ricotte e i musulupi, un formaggio tipico consumato durante la Pasqua. Non si possono dimenticare i dolci tradizionali, come i pretali tipici del periodo natalizio, le 'nghute pasquali, e le scaddateddi, ciambelle arricchite con semi di cumino. Da provare, inoltre, la lestopitta, una frittella a base di farina e acqua, fritta in olio e servita calda.