18/09/2023

Amendolea (ITA)

AMENDOLEA: UN GIOIELLO NEL CUORE DELL'AREA GRECANICA
 
Conosciuta in greco di Calabria come "Amiddalia", che evoca l'immagine di un mandorleto, Amendolea è una frazione affascinante del Comune di Condofuri, incastonata nel cuore dell'Area Grecanica.
Il borgo si erge a circa 5 km dalla costa, immerso nella suggestiva "Valle dell'Amendolea", dominata dalla imponente Fiumara Amendolea. Questa fiumara ha le sue radici tra le profonde gole dell'Aspromonte, serpeggiando tra dirupi e pendii, creando cascate mozzafiato e formando piccoli laghi chiamati "gurnali".
 
Origine del Nome
Il termine "Amendolea" ha le sue radici nel greco "Amigdala", che si traduce come "mandorla". Racconto Storico
Amendolea, descritta come un luogo "tra il cielo e la terra", è uno dei luoghi più suggestivi della regione. Il villaggio si erge su una formazione rocciosa che domina la fiumara che porta il suo nome. La storia del borgo è affascinante, con racconti che risalgono al 1099, quando vi furono dispute per la divisione delle terre tra le famiglie locali. Nel corso dei secoli, il castello ha visto numerosi cambi di proprietà, passando tra le mani di diverse famiglie nobili. Il primo resoconto storico del borgo fa riferimento a un disaccordo sorto nel 1099 riguardo alla divisione di Amendolea e Bova. Queste terre furono acquisite tre decenni prima dai fratelli Framundo e Riccardo di Losdo, alleati di Roberto e Ruggero d'Altavilla. Dopo la scomparsa di Framundo, Riccardo, ora responsabile dei beni del fratello, esitò a cedere il feudo di Bova al giovane Gugliemo. Quest'ultimo, desideroso di rivendicare ciò che gli spettava, fece appello con successo al monarca. Di conseguenza, Amendolea rimase nelle mani di Riccardo, che si dovette accontentare di un territorio ridotto. In quegli anni fu edificata la torre mastio sul versante nord della collina, caratterizzata da due ampie finestre, una delle quali fu successivamente murata durante i lavori di ampliamento nel secolo successivo. Tra il XII e la metà del XIII secolo, furono costruiti ulteriori edifici, tra cui un grande palazzo, dove sappiamo che nel XII secolo viveva Agnese di Couternay, membro di una prestigiosa famiglia normanna del Regno di Gerusalemme. Suo nipote, Guglielmo Amendolea, ebbe dei dissidi con Federico II, che gli confiscò le proprietà, restituite solo nel 1268 grazie a Carlo d'Angiò. La notorietà della famiglia Amendolea è evidenziata nel 1326, quando Giovanni Amendolea, marito di una erede dei Ruffo, fu visto a Firenze al fianco di Carlo, duca di Calabria. Con l'ascesa degli Aragonesi, il castello cambiò proprietà, passando dai De Balzo ai Toraldo. Un ulteriore cambio avvenne nel 1459, quando Ferrante di Aragona sanzionò Antonello Amendolea per la sua lealtà agli Angioini, assegnando le sue terre a Berengario Maldà de Cadorna. In quel periodo, a Napoli, si fece notare Coletta, figlio di Antonello e poeta di corte di Alfonso d'Aragona. Nonostante la sua fama, Coletta non riuscì mai a riconquistare il castello di famiglia, che nel 1495 passò a Bernardino Abenavoli del Franco e successivamente ad altre famiglie, finendo nelle mani dei Ruffo di Bagnara nel 1624. Questi ultimi lo conservarono fino al 1794, anno in cui il castello cessò di essere una residenza. AMENDOLEA: ESPLORARE IL CUORE STORICO
All'interno della moderna chiesa dell’Annunziata, recentemente adornata da maestri iconografi con rappresentazioni della Vita di Maria, si trova una delicata Madonna con Bambino in marmo candido, ispirata alla celebre Pietà di Michelangelo. Quest'opera fu commissionata da un artista influenzato da Montorsoli per la chiesa di S. Maria della Gurda, su richiesta del vescovo di Bova, Giovanni Camerota (1592-1620). Dalla cattedrale proviene il ciborio, posto sulla parete sinistra, che riflette stili rinascimentali, risalenti all'epoca in cui Gagini creò, nel 1504, l’Annunziata di Bagaladi. Di periodo successivo è la statua in legno di San Sebastiano, realizzata da maestri locali dopo l'edificazione della chiesa dedicata al santo, su iniziativa del vescovo di Bova, Bernardino Aragona (1646-1669).
È imperdibile una visita all'antico centro e al Castello dell’Amendolea.
La struttura difensiva include una torre-cappella di epoca normanna, che al suo interno ha una piccola chiesa con abside, orientata con l'entrata rivolta a sud, seguendo la tradizione bizantina, e sedili in muratura. Questi, insieme a una cisterna, sono tra i più antichi elementi dell'edificio.
Una cisterna più grande risale tra l'XI e il XII secolo. Dello stesso periodo sono le mura perimetrali e una seconda torre che protegge una raffinata cappella palatina.
Nelle ere successive, il castello subì diverse modifiche, tra cui l'aggiunta di spazi raffinati alla torre principale, come un imponente camino eretto tra il XIII e il XIV secolo. Il sisma del 1783 causò gravi danni strutturali, portando all'abbandono di molte parti del castello.
Il centro storico è accessibile attraverso un sentiero ripido che porta a una piazza, da cui si possono osservare i resti dell’abside della Chiesa di Santa Caterina, vicino a un cimitero senza segni distintivi. Proseguendo, interrotta dalla strada principale, si trova la chiesa di San Sebastiano, con il suo distintivo campanile a punta, tipico dello stile architettonico locale. Poco distante, una strada sterrata conduce alla chiesa di San Nicola, dove si possono ammirare affreschi di santi in puro stile bizantino. Le origini del castrum rimangono avvolte nel mistero, ma si ritiene che risalga all'epoca bizantina.
 
Alla fine del borgo, ormai caratterizzato dai resti delle vecchie case, si trova la chiesa dell’Annunziata, orientata secondo le tradizioni liturgiche orientali.
Storia: Amendolea, un paese affascinante, non trae il suo nome dal vicino torrente come molti potrebbero supporre. In realtà, il nome deriva dalla famiglia Amendolea, che divenne proprietaria di queste terre nel corso dell'XI secolo.
 
Le radici di Amendolea sono avvolte nel mistero. Alcuni ritengono che il paese sia nato prima dell'erezione del vicino castello di impronta normanna. Alcuni studiosi ritengono che la fiumara Amendolea sia in realtà l'antico fiume Alex, che una volta separava Reggio da Locri Epizefiri. Questa teoria suggerisce che Amendolea potrebbe avere origini molto più antiche, come suggeriscono alcuni antichi ritrovamenti. La storia di Amendolea è strettamente legata al suo castello, di cui abbiamo alcune informazioni, in particolare dopo che la famiglia Ruffo ne divenne proprietaria nel 1624.
 
Nel XII secolo, la posizione geografica di Amendolea le conferì un ruolo politico e militare di rilievo. Fino al 1806, Condofuri era considerata una dipendenza di Amendolea. Attraverso matrimoni e alleanze, la proprietà di Amendolea passò tra diverse mani nobili, tra cui i del Balzo, gli Abenavolo del Franco e i Martirano, prima di essere acquisita dai Ruffo nel 1624. Questa famiglia mantenne il controllo fino al 1806, quando terminò l'era feudale.
 
Sebbene i Ruffo fossero i proprietari, non vivevano mai in loco. Affidarono la gestione del feudo a rappresentanti fidati. Questa gestione non fu sempre pacifica, e ci furono momenti di tensione tra i rappresentanti e la popolazione locale, in particolare durante il periodo successivo al 1640.
 
Nonostante la sua importanza politica, Amendolea non era particolarmente prospera. La geografia impervia, la mancanza di infrastrutture e risorse limitate confinarono l'economia alla pastorizia e all'agricoltura. Con il passare del tempo, la situazione economica divenne più difficile. Un esempio di ciò è la decisione del sindaco di Amendolea nel 1801 di proibire la vendita di boschi di querce, poiché le ghiande erano essenziali per il sostentamento della comunità.
 
Il vecchio centro di Amendolea subì gravi danni a causa del terremoto del 1908 e fu successivamente abbandonato dopo le inondazioni del 1956.
 
Il paese fu poi ricostruito come un piccolo borgo rurale ai piedi dell'imponente rocca. Tuttavia, negli anni successivi, molti residenti hanno lasciato Amendolea per trasferirsi in città come Reggio Calabria e Condofuri a causa di sfide economiche e pratiche.