ROGHUDI VECCHIO: ECO DI UN PASSATO DIMENTICATO
Origini e Tragedia
Roghudi Vecchio, con le sue radici profondamente greche, rappresenta un capitolo oscuro nella storia italiana. Nel 1971, questo antico borgo contava una popolazione di circa 1.650 persone. Tuttavia, la sua posizione in una delle zone più piovose della Calabria lo ha reso vulnerabile a frequenti e devastanti alluvioni. La tragedia colpì nel 1971 quando, in soli due giorni, cadde una quantità di pioggia equivalente a quella di un intero anno. Questo evento catastrofico isolò il paese, causando numerose vittime e rendendo molte abitazioni inabitabili.
L'Evacuazione
In risposta a questa calamità, il sindaco Angelo Romeo firmò un'ordinanza il 16/02/1971, imponendo l'evacuazione del paese. La maggior parte degli abitanti accettò la decisione e si trasferì nella nuova località di Roghudi, concessa dal comune di Melito Porto Salvo. Tuttavia, alcuni anziani, profondamente legati alla loro terra, scelsero di ignorare l'ordinanza. Ma la natura si fece sentire nuovamente nel 1973, costringendo anche i più irriducibili a lasciare. Da quel momento, Roghudi Vecchio divenne noto come una "Città Fantasma".
Curiosità e Leggende
Una pratica peculiare di Roghudi Vecchio riguardava la sicurezza dei bambini. Grossi chiodi erano fissati ai muri esterni delle case, ai quali erano legate delle corde. All'altro capo, i bambini erano legati per le caviglie, una misura drastica adottata per prevenire cadute fatali dai dirupi circostanti. Questa pratica, sebbene possa sembrare barbara, era una risposta tragica alla morte di molti bambini.
Le voci dicono che, visitando Roghudi Vecchio di notte, si possano ancora sentire i lamenti di questi bambini risuonare dai dirupi. Ma, come molte storie, potrebbe essere solo una leggenda... o forse no.
Riflessione
Roghudi Vecchio è un monito sulla forza implacabile della natura e sulle scelte difficili che le comunità devono fare per sopravvivere. Anche se ora silenzioso e deserto, il borgo continua a raccontare la sua storia a chiunque sia disposto ad ascoltare.
ROGHUDI: RADICI E LEGGENDA
Origini del Nome
Il nome "Roghudi" porta con sé l'eco delle sue antiche radici greche. Derivando da "rogòdes", il termine evoca l'immagine di un luogo "pieno di crepacci", un paesaggio aspro e accidentato. Un'altra possibile origine potrebbe essere "rhekhodes", che significa "aspro", un termine che riflette perfettamente la natura selvaggia e incontaminata della zona.
Gli Eminent Poeti di Roghudi
Roghudi non è solo noto per il suo paesaggio mozzafiato e la sua storia tragica, ma anche per la ricchezza culturale che ha prodotto. La città e la sua frazione, Chorio di Roghudi, hanno visto nascere alcuni dei più noti "Poeti operai" della regione.
- Angelo Maesano, meglio conosciuto come Mastrangelo, è particolarmente celebre per essere il "padre" dell'inno dei Greci di Calabria, "Éla mu condà". La sua poesia cattura l'essenza e la passione del popolo greco-calabrese, rendendolo una figura centrale nella letteratura della regione.
- Francesca Tripodi e Salvatore Siviglia sono altri due eminenti poeti che hanno contribuito in modo significativo alla ricca tapezzeria culturale di Roghudi. Le loro opere riflettono l'amore per la loro terra natale e la profondità delle tradizioni e delle storie che la caratterizzano.
Riflessione
Roghudi, con le sue radici profonde e la sua storia ricca, continua ad affascinare e ispirare. Ogni angolo del borgo racconta una storia, ogni pietra ha una canzone da cantare, e i suoi illustri figli, attraverso le loro parole, hanno assicurato che queste melodie non vengano mai dimenticate. ROGHUDI: ECO DI UN PASSATO MAESTOSO
Geografia e Posizione
Roghudi, un antico borgo con radici ellenofone, sorge maestosamente a 527 metri di altitudine, aggrappato a un'imponente formazione rocciosa nel cuore della vasta fiumara Amendolea. Questa posizione, in un territorio caratterizzato da un susseguirsi di montagne e precipizi, rende Roghudi un gioiello nascosto della Calabria.
Viaggio nel Tempo
La storia di Roghudi è intrecciata con quella di viaggiatori e scrittori. Uno dei più noti è Norman Douglas, che nel 1915 percorse l'Aspromonte da Delianuova a Bova. Durante questo viaggio, Douglas avrebbe attraversato la frazione di Ghorio di Roghudi, oggi quasi abbandonata. Qui, le formazioni geologiche "Rocca du Dragu" e "Vastarùcia" emergono come guardiani silenziosi della vallata, testimoni di un passato lontano e di leggende antiche.
Origini e Declino
Il nome "Richoudon", che deriva dal greco "Rhogodes" (crepacci), fa la sua prima apparizione in un documento bizantino del XI secolo. Questo documento menziona Roghudi come un insediamento vicino ai terreni del monastero di Sant'Angelo di Valle Tuccio. Con il passare dei secoli, Roghudi divenne parte del feudo di Bova e, successivamente, della baronia dell'Amendolea.
Tuttavia, la tragedia colpì nel secolo scorso quando un'alluvione devastante spazzò via gran parte del borgo, costringendo i suoi abitanti - pastori e contadini grecanici che avevano vissuto lì per generazioni - ad abbandonare le loro case. Questo evento tragico ha trasformato Roghudi in un simbolo di abbandono, un borgo fantasma che riflette le sfide e le difficoltà affrontate dall'Aspromonte nel corso degli anni.
La storia di Roghudi è una testimonianza del potere della natura e della resilienza umana. Anche se oggi è un borgo fantasma, le sue rovine e la sua storia parlano di una comunità che un tempo prosperava, di culture antiche e di legami profondi con la terra. Roghudi rimane un luogo di riflessione e di memoria, un monito sulla fragilità della vita e sulla forza dello spirito umano.
ESPLORARE IL CUORE DI ROGHUDI: TRA STORIA E LEGGENDA
Un Viaggio nel Tempo
Roghudi, un borgo antico e misterioso, si svela a chi decide di percorrere gli antichi sentieri dell'Aspromonte. Immersi in un paesaggio dove la natura regna sovrana, con boschi secolari, gole profonde e torrenti cristallini, il visitatore viene avvolto da un'atmosfera magica e sospesa nel tempo. Ogni pietra, ogni angolo di questo luogo racconta storie di un passato lontano, di una comunità che un tempo viveva e prosperava qui.
Simboli di un Mondo Antico
Due particolari formazioni geologiche attirano l'attenzione e stimolano la fantasia: la Rocca del Drago e le Caldaie del Latte. Queste meraviglie naturali non sono solo testimonianze della potenza della natura, ma sono anche avvolte in miti e leggende che risalgono ai tempi antichi.
La "Rocca du Dragu", un'imponente formazione rocciosa, sembra osservare il paesaggio circostante con due grandi "occhi" incisi su di essa. Questa particolare caratteristica ha dato vita a storie di draghi e creature mitiche che un tempo avrebbero abitato queste terre.
Le "Vastarùcia", conosciute anche come le caldaie del latte, sono formazioni rocciose dalla forma sferica. Una leggenda narra che queste "caldaie" fossero utilizzate per nutrire un drago che custodiva un tesoro nascosto. Tuttavia, c'è chi crede che il loro nome derivi dalla loro somiglianza con le antiche pentole utilizzate per bollire il latte, note come "cardara".
Un Invito alla Scoperta
Visitar Roghudi significa immergersi in un mondo dove storia, natura e leggenda si intrecciano in un balletto senza tempo. È un'esperienza che invita alla riflessione, alla scoperta e all'ammirazione delle meraviglie che la natura e la storia possono offrire.
18/09/2023